La Mamba Mentality dietro il successo di Julius Randle
La dedizione e l'etica del lavoro che Kobe Bryant ha trasmesso all'ex giocatore dei Lakers sta facendo un enorme differenza nella sorprendente stagione dei New York Knicks.
Prima che Julius Randle diventasse un All-Star a New York ha trascorso quattro anni con i Los Angeles Lakers ed è stato compagno di squadra del grande Kobe Bryant. Tra i due c'era un forte rapporto di amicizia e passavano tante ore insieme, tanto che nel gioco e nella testa di Randle si può intravedere l'influenza di Bryant e dell'ormai celebre Mamba Mentality. Quella mentalità di dedizione e duro lavoro che sta ripagando Randle in questa stagione, conducendo i NYK verso l'accesso diretto ai playoffs.
Di recente, Julius Randle ha parlato con Adrian Wojnarowski di Kobe Bryant e del suo rapporto con la leggenda dei Lakers. Molti giocatori hanno ammirato Kobe Bryant e Julius Randle non è da meno. Davanti ad uno dei più noti giornalisti americani Julius Randle ha affermato che pensa a Kobe Bryant ogni giorno e che sente che il Mamba sarebbe orgoglioso di dove è riuscito ad arrivare ora.
“Onestamente, penso a lui ogni giorno. Ieri ne parlavo con uno dei miei compagni di squadra ed era tipo: 'fratello, Kobe probabilmente sarebbe venuto alla partita'. Ieri ne parlavo anche con mia moglie ed era tipo: ‘è un po' surreale, come sta andando la mia carriera e come sta andando tutto in questo momento. Il rapporto che ho avuto con lui, sarebbe orgoglioso di me.’ Sì amico, è dura ... mi piacerebbe che potesse vedere quello che sto facendo.”
Come detto, una delle ragioni dietro alla straordinaria stagione di Julius Randle (23.9 punti, 10.5 rimbalzi 6.1 assist di media a partita, con il 46% dal campo e il 41% da tre) con la canotta dei New York Knicks sono senza dubbio gli insegnamenti che l'attuale candidato al Most Improved Player (giocatore più migliorato) ha ricevuto da Kobe Bryant nella città degli angeli. Il Black Mamba infatti già a quei tempi aveva intravisto in lui un enorme potenziale che fino ad allora era rimasto inespresso.
"Ho imparato tanto da lui, su tutto la passione e l'etica del lavoro. A 38 anni si presentava in palestra ancora alle 7:30 del mattino. All'inizio essendo un rookie pensavo di alzarmi presto e farmi trovare pronto per l'allenamento delle 8:30, ma lui era già lì inzuppato di sudore che mi diceva: 'lascia stare quello che devi fare, giochiamo uno contro uno'."
E' stato Kobe ad insegnargli che, appena si atterra in una città per disputare la partita il giorno stesso o il giorno seguente, di cercare una palestra ed allenarsi, ancor prima di andare in hotel. Randle ha trasmesso questa mentalità a tutti i suoi compagni di squadra, tant'è che quando i Knicks viaggiano per le trasferte cercano subito una palestra aperta per allenarsi tutti insieme. E' proprio questa dedizione ed etica del lavoro che sta facendo la differenza nella sorprendente stagione dei ragazzi di coach Tom Thibodeau, che occupano attualmente il quinto posto ad est con un record più che positivo di 33 vittorie e 27 sconfitte.
"Alla mia prima trasferta a Dallas, la mia città natale, avevo in programma di vedermi con la mia famiglia e con i miei amici. Avevo 20 anni e potete immaginare dove era la mia testa. Ma appena scendemmo dall'aereo e salimmo in autobus diretti in hotel, Kobe mi guardò e mi chiese che cosa avessi intenzione di fare. Io gli dissi che dovevo vedere la mia famiglia e rilassarmi con gli amici, ma lui mi interruppe subito e mi disse: ' No! Io e te andiamo in palestra ad allenarci'.
Da quel giorno in poi, ogni volta che vado in trasferta, la prima cosa che faccio è cercare una palestra ed allenarmi. Se qualcun'altro al mondo me l'avesse detto avrei risposto di no, ma quando te lo dice Kobe stai zitto e non fai domande. Fai solo quello che ti viene detto. Ovviamente Kobe sapeva benissimo che eravamo nella mia città natale. Lui cercava sempre delle situazioni per insegnarti una lezione".
Nel raccontare questo aneddoto a Randle sono venuti i brividi, ma sinceramente ci vengono tutt'ora a noi appena acceniamo a parlare del Black Mamba e della sua voglia spasmodica di basket. La scorsa stagione a Detroit Randle aveva prenotato una palestra di high school per allenarsi prima della partita. Lì lo aspettava il direttore che gli disse:
"Sai, mi fa piacere vederti. Ormai non viene più quasi nessun giocatore ad allenarsi qui. L'ultimo che è venuto qui, a quest'ora così tardi, è stato Kobe Bryant!".
Come non possono venire i brividi addosso. Bryant sarebbe sicuramente soddisfatto del modo in cui Randle si sta dedicando al basket e di come sta giocando in questa stagione. Sta trascinando da vero leader i Knicks nella stessa maniera con cui Kobe conduceva alcuni dei deboli roster dei Lakers. E lo sta facendo adattando la sua brillantezza individuale alla struttura di gioco della squadra. Bryant lo guarda da lassu e la sua influenza continua a vivere in giocatori come Randle. Il giocatore dei Knicks ha reso orgogliosi molte persone e se Kobe Bryant fosse stato in grado di assistere alla sua ascesa, sarebbe sicuramente orgoglioso di lui.
Commenti