J.R. Smith: le paure navigano sul fondo della bottiglia
Genio e sregolatezza. Un binomio affascinante. Ma che distrugge. Annienta chi non riesce a tirar fuori il genio, ma solo il suo opposto
2 Febbraio 2007. Denver. Colorado. Una macchina sportiva sfreccia ad alta velocità per le strade pianeggianti della Mile High City. E' notte fonda. Poche curve dopo finirà la sua corsa contro un albero. Non sapremo mai le cause dell'incidente. La storia è di quelle mai raccontate, che portano con sé un alone di mistero. Conosciamo solo i protagonisti. Uno dei due è un ragazzo che ha incantato a Syracuse, l'altro è il deus antagonista. Colui che può condurti all'inferno.
22 Marzo 2007. Un ragazzo nero sta stappando l'ennesima bottiglia. Le braccia, completamente ricoperte di tatuaggi, si muovono nervosamente. Una volta per abbracciare una ragazza. Per salutare un amico. Per aprire un'altra bottiglia.
"Ehi Smith, butta bene eh.. amico"
Si butta bene. Butta bene perché lo stesso ragazzo nero ha vissuto una buonissima stagione con i Denver Nuggets. Ha giocato con regolarità e ha delle ottime statistiche. La più rimarchevole è il 39% dalla linea dei 3 punti. In quel Marzo del 2007 J.R. Smith ha 22 anni. Giocherà i playoff NBA da lì a poco. Ma soprattutto, ha tutto quello che vuole. Feste, amici. Affronta ogni partita come se fosse una partitella al campetto. Non ha paura. Vive ogni sera come se fosse l'ultima.
22 Aprile 2007. I Nuggets espugnano l'AT&T Center. Carmelo Antony e Allen Iverson hanno guidato la compagine di Denver ad una straordinaria impresa Texana. La squadra sta rientrando in albergo. Tranne uno.
Smith è quello del mese prima. Sta aprendo una bottiglia. Come il mese passato, abbraccia tutti. Tutto esattamente come prima. Non proprio...
"Ehi Smith, non ne hai messo dentro uno eh.. amico"
No. Neanche uno. Due miseri punti e un anomalo 0/2 da tre punti. Ma la squadra ha vinto. Meglio non pensarci. Quando rientra in albergo è praticamente mattina. Ubriaco. Adesso ha paura.
2 Maggio 2007. Gli Spurs vincono la serie 4-1. Smith non ha realizzato un solo canestro dall'arco. Neanche uno. Come in tutte le storie l'unica amica, ora, è una bottiglia. Una bottiglia che riflette insicurezze. In cui scoprire tutte le paure che navigano sul fondo. Genio e sregolatezza. Un binomio affascinante. Ma che distrugge. Annienta chi non riesce a tirar fuori il genio, ma solo il suo opposto. Rimbaud incarnò perfettamente tale concetto.
"Se desidero un'acqua d'Europa, è la pozzanghera nera e gelida in cui, nell'ora del crepuscolo, un bimbo malinconico abbandona, in ginocchio, un battello leggero come farfalla a maggio."
Quando finisci una bottiglia l'ultima cosa che vedi è la tua immagine riflessa.
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