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Los Angeles Lakers, tra dubbi e perplessità

Los Angeles Lakers, tra dubbi e perplessità

Una nuova stagione è alle porte e ovviamente i tifosi delle rispettive franchigie si caricano di aspettative, magari alcuni più di altri: in fibrillazione saranno di sicuro i fan dei Los Angeles Lakers, i quali, dopo un paio di stagioni decisamente al di sotto degli standard, si aspettano grandi cose.

Ma siamo sicuri che i californiani riusciranno a non deludere, verrebbe da dire per l’ennesima volta, tutti i loro sostenitori? Gli interrogativi sono infiniti, di certezze ce ne sono davvero poche. E quando l’uomo squadra per eccellenza pare essere la scommessa più grande della prossima regular season, ti rendi conto che davvero il futuro è tutt’altro che roseo. Già, perché Kobe Bryant, dopo aver passato le trentasei primavere, sembra esser giunto all’ultima importante chiamata della sua carriera, ma molto dipenderà dalla sua tenuta fisica, cioè da come reagirà il suo corpo agli sforzi e le sofferenze di un’ulteriore ed estenuante stagione NBA.

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Tuttavia, per quanto egli possa essere (o essere stato?) tra i migliori giocatori della storia, non può di certo tornare all’apice della lega completamente da solo. E allora, cosa ha fatto la dirigenza per alleggerire il lavoro del 24 gialloviola? Assolutamente niente! Hanno ceduto Pau Gasol, che comunque è reduce da un periodo non molto felice della sua carriera, dal punto di vista del rendimento, e si sono accaparrati Carlos Boozer, All Star di tutto rispetto, con alle spalle una ricca e longeva esperienza da protagonista, e fin qui tutto bene. Hanno poi provato a firmare praticamente tutti i più appetibili free agent di questa calda estate, ma non sono riusciti a convincere nessuno.

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L’unico effettivo rinforzo approdato per dare man forte alla causa del povero Bryant è Jeremy Lin,letteralmente scaricato dal suo ex Team, gli Houston Rockets (ricordate la faccenda della casacca col numero 7, appartenente a Lin, con il nome di Anthony sopra?), il quale andrà probabilmente a ricoprire il ruolo di playmaker titolare, viste le precarie condizioni del canadese Steve Nash, il quale ha ormai superato i quarant’anni. Anche in questo caso, però, si tratta di un affare la cui effettiva utilità sarà da valutare a stagione terminata: riuscirà il cestista dai lineamenti orientali a servire buoni palloni al giocatore più esigente di tutta la NBA?

I problemi non sono di certo terminati qui. Vogliamo parlare della panchina della squadra di Byron Scott? È forse una delle peggiori di tutta la Western Conference, oltre a essere una delle più corte, con il solo Nick Young a dare un effettivo contributo dalla panchina, per non parlare delle carenze che emergono se si parla del ruolo di centro.

Insomma, Bryant dovrà fare gli straordinari se vorrà almeno portare i suoi Lakers ai playoff, e non è detto che con un Kobe in formato MVP la post season sia assicurata. Nessuno è mai riuscito a vincere da solo, e mai nessuno ci riuscirà.

Domenico Fiore