“Un-break my heart… Say that you love me again…”
Dallas Luglio 1994. Una flotta di giornalisti sta assaltando la sala stampa dei Dallas Mavericks. In Texas non sono abituati a tanto risalto mediatico, i Mavs sono una franchigia disastrata e non azzeccano una trade di mercato da ormai troppo tempo. Allora perché tutti questi giornalisti? Perché questa volta sembra essere l’anno giusto.
La dirigenza ha deciso di puntare sulle tre “J”, ovvero: Jason Kidd, Jim Jackson e Jamal Mashburn. Con la seconda scelta del Draft, i Mavericks hanno selezionato Kidd ed hanno operato in maniera accurata sul mercato assicurandosi i punti di Jackson e le abilità cestistiche di Jamal. In Texas sentono odore di anello, Kidd sembra essere già pronto per l’NBA e la sua intelligenza sarà messa al servizio delle due bocche da fuoco il cui nome inizia con la lettera J. Magari non dal primo anno, ma aspettative e pressioni sono altissime.
Royal Albert Hall. 1996. Cinquemila persone sono rimaste senza fiato, Tony Braxton ha appena interpretato una straziante “Un-break my heart“. Una delle più belle canzoni d’amore mai scritte è stata interpretata in anteprima davanti ad un pubblico che si è lasciato lacerare dalla sua bellezza affilata e pungente. Un ragazzo seduto in ultima fila sembra piangere più degli altri, completamente impietrito lascia scendere le lacrime senza opporre nessuna resistenza. Quando Tony Braxton sta cantando, i Dallas Mavericks sono crollati a picco da ormai un anno, le tre “J” non esistono più e la colpa è anche del ragazzo seduto in ultima fila.
Priton Hotel. 1994.
“Perché sei qui?”
“Perché non posso stare senza di te dal primo giorno che ti ho visto.”
“Quello che stiamo facendo è sbagliato…”
Si, quello che stanno facendo è assolutamente sbagliato. Tony Braxton è appena entrata in un stanza dell’albergo dove soggiornano i Dallas Mavericks, ma sembra aver sbagliato camera. La cantante ha una storia d’amore con Jim Jackson da ormai qualche mese, una di quelle storie d’amore che sembrano darti energie ma che, come delle sanguisughe, succhiano ogni goccia del tuo sangue.
La guardia dei Mavericks ha perso la testa per la cantante e dopo ogni partita prende il primo aereo per raggiungerla. Dovunque lei sia, anche per poche ore. Vive con lei un amore romantico, in cui immagini di perdere i sensi tra le sue labbra, in cui accompagni con gli occhi ogni movimento delle sue mani, in cui vorresti averla, anche se per un’ora soltanto.
Tony è sfuggente come un pantera, come una pantera nera sembra non farsi mai prendere, Jim ha tante volte provato, ma le pantere vivono la vita dove preferiscono. Il felino Braxton infatti è appena sgattaiolata nella stanza di Jason Kidd, letale e silenziosa come ogni esponente della sua razza. E’ bastato uno sguardo, un gesto con i capelli, una semplice risata ad una sua battuta per far cadere il rookie nella sua trappola. Jim scopre i due quando ormai è troppo tardi, quando la pantera non ha più bisogno di carezze e scappa via.
Da quel momento non esisterà più niente, le tre “J” e tutto il resto. Jason Kidd sarà ceduto ai Suns in fretta e furia. Il cuore di Jim non sarà più lo stesso, perderà amore ed amicizia in un colpo solo senza poter dire niente, senza neanche capirne il perché..
Allora perché iniziare questa storia con “un-break my heart“?
Perché Jason Kidd non ha mai dimenticato la delusione negli occhi degli addetti ai lavori a Dallas, non è mai riuscito a cancellare dal suo cuore l’affetto dei tifosi e l’attesa per quel primo anello. Ha rimesso insieme i pezzi di quel cuore spezzato vincendo nel 2011 il primo titolo nella storia dei Mavericks. Ha lottato con tutte le sue forze per mettere insieme ogni frammento, anche il più piccolo.
E la caccia alla “pantera” Tony Braxton?
In tanti hanno cercato di averla. Ma nessuno può catturare una pantera nera.
Gabriele Manieri