Episodi Dream Team Story: 1-2-3-4-6
Per il ruolo di capitano del Dream Team, Chuck Daly era ben consapevole di quali fossero gli elementi da prendere in considerazione, ossia Larry Bird, Magic Johnson e chiaramente Jordan.
Il coach sapeva bene che il carisma di Bird l’avrebbe reso un leader, mentre Magic amava quella posizione; nello stesso tempo anche MJ non poteva non essere considerato, dato che era l’assoluto dominatore della lega. Insomma c’erano tutte le condizioni per creare un bel trio di capitani.
Quando il tutto gli venne prospettato però, His Airness si chiamò fuori. Jordan infatti ammise di aver troppa fiducia e troppo rispetto per gli altri due, per permettere che fosse lui il capitano.
Non che cambiasse molto, visto che alla fine, sul parquet era comunque lui a dirigere le operazioni, ed anche le decisioni fuori dal campo rispettano in tutto e per tutto il suo volere.
Presa questa decisione, si iniziò a fare sul serio. La USA Basketball convocò una squadra formata da universitari, per sfidare il Dream Team. I selezionati da Daly arrivarono in California, e gli avversari collegiali si stavano già allenando da due giorni.
La partita, non aperta ai giornalisti, serviva a preparare la competizione olimpica, pertanto gli universitari si sentivano un po’ come vittime sacrificali, un po’ come gli avversari dei Globetrotters.
Non la pensava così coach Daly. Chuck infatti aveva dato parecchie indicazioni al coach degli universitari, in modo da mettere più in difficoltà possibile i Dream Teamer. Suggerimenti di un gioco all’europea, e tante mosse per dirigere le operazioni.
Per tutto l’arco della gara Daly attuò una personale partita di scacchi, giocata così bene da riuscire nel proprio obiettivo: far perdere la propria squadra!
Non appena una sua stella entrava in ritmo lo toglieva dal campo, schierava quintetti che si assortivano male col quintetto avversario ed inoltre non dava delle effettive correzioni quando la squadra eseguiva male qualche azione. Semplicemente perchè il coach voleva che la squadra perdesse. E così fu! Finì 88-80 per i collegiali.
Quella sconfitta aveva acceso la rabbia delle stelle, gli aveva tolto l’idea di essere invincibili, dimostrandogli che senza sacrifici e lavoro, la vittoria non sarebbe arrivata. Chuck Daly aveva suonato la sveglia!
Non fu un caso che, dopo la riunione serale in cui venne trovato qualche accorgimento, quella stessa partita, contro gli stessi avversari, giocata il giorno dopo, finì con circa 40 punti di scarto per il Dream Team.
Le stelle avevano cominciato a compattarsi, stavano diventando una squadra. Tanto che quella contro i 9 universitari di Team Usa del giorno prima, sarebbe rimasta l’unica sconfitta nella loro storia.