Tim Duncan ha deciso di continuare: per la diciannovesima stagione consecutiva, il “capitano” dei San Antonio Spurs vestirà la mitica casacca 21 e, se le parole di un certo Tony Parker hanno un peso, l’effetto domino potrebbe scaturire l’ennesima stagione ad alto livello di spettacolarità in Texas, con il prolungamento di Ginobili che potrebbe non essere più un’utopia.
I Big Three storici andrebbero a ricomporsi ancora una volta, coadiuvati dal solito apporto di un Leonard consacrato a livelli di superstar, per tentare l’ennesima scalata al titolo, l’ennesima impresa da consegnare agli annali, sotto la sapiente guida di coach Popovich, ovviamente.
Quarant’anni ad aprile, miglior atleta del decennio 2000-2010 per Sports Illustrated, Duncan è considerato da molti addetti ai lavori una delle migliori ali grandi della storia della palla a spicchi. Parliamo dell’unico giocatore nella storia capace di cavalcare le epoche restando a livelli eccezionali: quando è entrato nella NBA, nel 1997 il basket, o meglio lo sport americano era appannaggio di un solo ed unico atleta: Michael Jordan. Non ce n’era per nessuno, e neanche per lui.
Affiancando “l’Ammiraglio” David Robinson, Tim ha aspettato che il Re abdicasse per poi prendersi un anello prima della fine del millennio, e poi la Lega per quasi un decennio vincendo altri tre titoli. Ha visto meteore e pseudo campioni prendersi il proscenio per qualche lampo di luce, salvo poi sfiorire ai primi inverni, mentre lui rimaneva sempre lì, mostro di costanza e talento infinito, ad illuminare il Texas neroargento con le sue giocate in post da far girare la testa ed il suo modo di difendere elegante e letale.
Duncan è già Leggenda, con L maiuscola: uno di quelli che hanno fatto la Storia di questo sport, uno di quelli che quando scendono in campo e smettono la tuta intimidiscono le nuove leve (e anche i più esperti) soltanto perché sono al suo cospetto, al cospetto dell’unico atleta capace di vincere almeno un titolo in tre decadi diverse. Ne distrugge ancora tanti, più giovani e tremendamente più atletici: li fa a pezzi, mantenendo il suo sguardo sornione e la sua modestia da anti-divo. Tim è uno che parla poco e fa parlare i fatti, un’atleta che non si prende le prime pagine dei tabloid perché quelle che preferisce sono quelle che contano, quelle dei libri di storia.
Lunga vita a Timothy Duncan dunque, Leggenda senza tempo: la Storia ha deciso di continuare.