Andrea 1.0, 28 giugno 2006, Madison Square Garden– La popolarità dei numeri primi.
A New York una sera d’estate tutto iniziò, e come iniziò…
Partendo dalla vetta. Puff magia. Prima Scelta Assoluta al Draft NBA per uno “de’ noantri”, Andrea Bargnani, from Italy con furore, da trascinatore della Benetton Treviso neo-vincitrice dello scudetto 2005-06. Predestinato. Primo italiano chiamato al primo giro, primo europeo alla n. 1. Primo, primo, primo…
Nominato ambasciatore di Roma nel mondo e speranza cestistica di una franchigia, i Toronto Raptors, rappresentante di un’intera nazione, il Canada.
Difficile arrivare al top, semi-impossibile restarvi.
Il Mago, a 20 anni, appena completata la prima scalata, se ne trovava di fronte un’altra ben più ardita. Spalancare la porta della Storia o sbattervi la faccia in maniera inconsolabile? A lui la scelta.
11 luglio 2015, Barclays Center – La solitudine dei numeri primi.
La salita non è riuscita, la discesa vissuta in picchiata.
Il possibile uomo franchigia dei Raptors si è involuto nel capro espiatorio di un’intera città, New York. Nove anni dopo la notte del SUO draft, al “Mago” cos’è rimasto? Un sogno, firmato NBA, da preservare e prorogare. Nonostante tutto: critiche, infortuni, infamie, pressioni, delusioni.
Da New York alla Grande Mela, dai Knicks ai Nets. The “last opportunity”, tutta da giocare. Minimo salariale, rischio ridotto, riscatto auspicato.
Una sola domanda al quale dare risposta: può il Mago competere ancora a livello NBA?
Andrea 2.0, Nel mentre – La condanna dei numero primi.
Da prima scelta a eventuale scarto, in soli nove anni.
Dai 12 milioni di dollari guadagnati nell’ultima stagione a 1.4 che gli spetteranno di contratto nella prossima. Ma, si sa, non è questione di soldi. Bensì di carattere, orgoglio, durezza mentale. Predisposizione a cadere, riuscendo sempre a rialzarsi. Andrea può, anche stavolta.
Eppure quella prima chiamata, nel 2006, apparve azzardata ma non scellerata: il Mago, a 20 anni, portava dietro quei 213 cm con estrema disinvoltura. Agile nei movimenti, scattante nelle partenze soltanto sognate dai pari ruolo. In attacco, una macchina da punti. Ferro, mid-range, dall’arco: 15.4 punti di media alla terza stagione, 17.2 alla quarta, 21.5 (il suo high score) alla quinta. Prototipo dell’ala grande di cui ogni squadra NBA si sarebbe dotata da lì a pochi anni, gran tiro in jump ed efficacia dal perimetro per allargare il gioco e stancare le difese.
Un Nowitzki da farsi, si diceva.
In attacco come in difesa. Fuoriclasse da una parte, anello debole della catena dall’altra.
Pochi rimbalzi per un 4 sovradimensionato, scarsa intensità, grinta non da vendere.
Quella sensazione, mai accettata da canadesi e americani, di eterna apatia: galera di un giocatore che all’apparenza non manifesta grazia per l’occasione ricevuta e non bagna di sudore la maglia. Peccando di personalità nelle chance avute.
I Raptors, dopo l’addio di Bosh, puntarono sull’italiano per altre tre stagioni. Lui ripagò nel fatturato ma Toronto visse anni perdenti, mai in lotta per un posto playoff, con record disastrosi: 22-60 nel 2010-11, 23-43 nel 2011-2012, 34-48 nel 2012-2013. Tutta colpa sua? Certo che no.
I Knicks lo scambiarono per tre giocatori e tre scelte future, convinti che fosse il giocatore giusto da affiancare a Melo Anthony per puntare ad un anello mancante dal 1973. Presto, hanno dovuto ricredersi. il Mago, a NY, ha perso ogni potere soprannaturale, assieme alla buona condizione fisica: 71 gare giocate in 164 a disposizione, infortuni continui, prestazioni scialbe e la stagione, ultima, più negativa nella vita della franchigia. “Il peggior acquisto della storia”, è stato definito.
Tutta colpa sua? Certo che no.
Nel mirino, sempre e comunque. Il motivo?
“Ehi Andrea, sei la prima scelta, devi dare di più, da te si aspettano di più”.
Tasto dolente su “on”. La pressione schiacciante, posta sulla schiena di un carattere non sempre pronto a sorreggerla, di essere una prima scelta assoluta. Per di più europeo in un mondo a stelle e strisce. Vanto divenuto condanna.
Fai un errore e non ti sarà perdonato!
Andrea 3.0, settembre 2015
“Look, if you had one shot, one opportunity
To seize everything you ever wanted. One moment
Would you capture it or just let it slip?”
Prima gli europei, poi la terza vita in NBA.
Umile, ai piedi della montagna, niente da perdere.
Potrebbe essere “one shot, one (the last) opportunity”
Lose yourself, di nuovo?