Prima, e probabilmente ultima puntata, della nostra rubrica “comparazioni scomode“.
Immaginando a quante persone sarà salito il sangue alla testa e la bestemmia alla gola leggendo il titolo, preferiamo chiarire subito di non aver consumato pesanti droghe sintetiche prima della scrittura di questo pezzo, né di star citando Maurizio Pistocchi, commentatore calcistico (scusate la divagazione) che tempo fa disse che la stella del Bayern Monaco Arjen Robben gli ricordava Cerci. No! Anthony Davis e Kristaps Porzingis al momento hanno poco o nulla in comune.
Il primo è un affermato All-Star, arma totale offensiva e difensiva, capace durante la scorsa stagione, a soli 22 anni, di entrare legittimamente nella lista di candidati per il premio di MVP, viaggiando alle incredibili medie di oltre 24 PPG, oltre 10 RPG e quasi 3 stoppate a partita, e conducendo i suoi modestissimi New Orleans Pelicans alla post-season con l’ultimo seed disponibile, a discapito degli Oklahoma City Thunder orfani dell’MVP uscente Kevin Durant, a cui Davis comunque non disdegnò di sparare in faccia un clamoroso buzzer beater da 9 metri in una sfida che aveva il sapore di “spareggio-playoff“. Uscendo, poi, al primo turno a testa altissima, seppur con un secco 4-0 per mano dei Golden State Warriors poi campioni NBA.
L’altro, invece, è attualmente uno dei tanti giovani di belle speranze che la Lega ha da offrire: certo, una delle note più liete del primo mese della corrente regular season, ma pur sempre un rookie, con non più di una manciata di partite alle spalle.
Eppure, una linea di contatto fra questi due giocatori c’è, e non è neanche così sottile. Se infatti si analizzano le cifre della stagione da matricola di AD, si noterà come queste siano estremamente simili a quelle che il Lettone dei Knicks ha fatto registrare nelle sue prime 17 uscite stagionali.
Praticamente parità assoluta in punti, stoppate, minuti giocati e tentativi dal campo e in lunetta, con leggero vantaggio di Kristaps alla voce dei rimbalzi e altrettanto leggero vantaggio di “The Brow” per quanto riguarda le percentuali dal campo.
Ci sono da fare però alcuni distinguo: innanzitutto, il già citato differente campione di partite preso in considerazione, oltre al fatto che Porzingis sia arrivato nella lega all’età di 20, quindi con un anno di esperienza di gioco in più rispetto a Davis.
È necessario, poi, tenere in considerazione tutti gli elementi che i numeri non descrivono, come il contesto cestistico in cui i due giocatori hanno operato/operano: i Knicks 2015-2016 sono certamente una squadra meglio costruita e allenata rispetto a quei New Orleans (all’epoca Hornets), che ancora versavano nella fase di rebuilding del post-Chris Paul. Il Lettone, inoltre, può contare sulla presenza di una star di livello assoluto al suo fianco come Carmelo Anthony, beneficio che al Davis esordiente non era concesso.
Un’ultima considerazione va fatta in merito alle aspettative che sui due ragazzi pesavano: la prima stagione del monociglio fu infatti inizialmente valutata come un bust rispetto alle attese, che lo vedevano scontato vincitore del premio di Rookie of the Year poi meritatamente vinto da Damian Lillard, mentre le prestazioni di Porzingis appaiono oggi come “oro che cola” rispetto a ciò che da lui ci si attendeva.
Insomma, il lungo ex-Siviglia ha ancora tantissima strada da fare per poter essere comparato ad un giocatore del livello di AD, in procinto di prendersi la Lega (seppure le cose quest’anno stiano andando maluccio), e che sembra aver già prenotato un posto nella Hall of Fame di Sprinfield, Massachusetts; in particolar modo, per ciò che riguarda le letture difensive, al momento sua principale lacuna.
Tuttavia, per tutti i tifosi di New York, e per tutti gli amanti di questo gioco, la sola ipotesi di un tratto comune fra il nuovo gioiellino dei Knicks ed il colosso di New Orleans è un dato ben più che entusiasmante, e chissà che nei prossimi anni non sia proprio Porzingis uno degli avversari più temibili per Anthony.