Google+ I SIGNORI DELL'NBA: Charles Barkley
I SIGNORI DELLA NBA: Charles Barkley

I SIGNORI DELLA NBA: Charles Barkley

Se pensi al numero 34, nella NBA non può non venirti in mente un nome: Charles Barkley. Nato a Leeds, cittadina dello stato dell’Alabama, omonima della più conosciuta località inglese, il cestista ex Suns e Rockets è una delle leggende della palla a spicchi statunitense.

Competitivo, sgarbato e scortese sul parquet,  diede vita a delle grandissime sfide contro i Bulls di Jordan negli anni 80-90. Al contrario di MJ, il 34 faceva della forza fisica più che del talento puro la sua arma principale; poco importa, visto che i suoi Suns erano letteralmente inarrestabili.

Ben presto, in contraddizione col suo stile di gioco (forse anche ironicamente) venne soprannominato Sir Charles, sebbene i suoi modi fossero tutt’altro che signorili. Il nomignolo affibiatogli non disturbò però più di tanto Barkley, che ai tempi del college aveva sopportato di peggio….

All’università di Auburn, infatti, venne si notato per le sue incredibili doti cestistiche, ma ai suoi compagni non passarono inosservati nemmeno i suoi chili di troppo: fu così che iniziarono a chiamarlo The Round Mound of Rebound (“la tonda collina del rimbalzo”). Ad onor del vero bisogna dire che Barkley non fece nulla per scrollarsi di dosso questo soprannome, come quando divenne famoso per essersi fatto portare una pizza mentre sedeva in panchina durante una gara di regular season.

Charles Barkley Auburn

Nel corso della sua esperienza universitaria riuscì comunque a far bene, fino a guadagnarsi il posto nella squadra americana per le Olimpiadi di Los Angeles del 1984, prima di combinarne una delle sue. Durante un allenamento Charles ironizzò più volte sulle “rivedibili” scarpe di coach Knigh, capo allenatore degli americani; il buon Bob non apprezzò particolarmente, cancellando il suo nome dalla lista dei convocati. Quest’episodio non costituirà mai un grosso rimpianto per Barkley, che poi prese parte a due spedizioni olimpiche, nel 1992 a Barcellona e nel 1996 ad Atlanta, entrambe concluse con l’oro.

Dopo l’esperienza universitaria, Barkley compie il grande salto, giocando per i Philadelphia 76ers. Guidò la sua squadra ai playoff fino al 1992, quando passò ai Phoenix Suns. Ben presto divenne fondamentale per i suoi, risultando uno dei protagonisti della stagione 1992-93, quando i Suns dovettero arrendersi ai Bulls nelle Finals. Fu la sua prima ed ultima apparizione alle finali.

charles barkley

Nel 1994 fu ancora una volta protagonista della stagione di Phoenix, che perse nelle semifinali della Western Conference dai futuri campioni degli Houston Rockets, franchigia che dal 96 in poi sarà la nuova casa di Sir Charles. I Rockets cedettero ai Suns ben quattro giocatori (Robert Horry, Sam Cassell, Chucky Brown e Mark Bryant) per averlo. Quando l’affare andò in porto, Houston venne subito indicata dagli addetti ai lavori come una delle più credibili pretendenti al titolo NBA.

Tuttavia il Barkley arrivato a Houston è un giocatore alle prese con vari infortuni, soprattutto alla schiena, che riesce a farsi apprezzare solo a corrente alternata. L’8 dicembre 1999 durante un match di stagione regolare contro i Philadelphia 76ers, proprio la squadra con cui aveva vissuto i primi otto anni della sua lunga carriera, s’infortuna gravemente; i medici infatti gli dicono che non sarebbe mai più stato in grado di giocare. Quattro mesi dopo però Barkley si ripresentò sul parquet, davanti ai suoi tifosi, segnando un canestro, il 19 aprile 2000 contro i Vancouver Grizzlies. Un canestro però destinato a rimanere simbolico, visto che subito dopo questa partita, Barkley annunciò il suo ritiro.

Negli anni seguenti Phoenix, Philadelphia e la Auburn University hanno ritirato la maglia numero 34, in suo onore.

Terminata la sua carriera da giocatore, Charles ha mostrato un lato nuovo del suo carattere, prestandosi a manifestazioni ed episodi divertenti, come il bacio che è stato costretto a dare sul sedere di un mulo, dopo aver perso una sommessa su Yao Ming. Barkley sosteneva infatti che il centro cinese non fosse in grado di giocare nella NBA.

Più recente e spassosa è stata la gara di suicidio, con bacio finale, messa su contro il leggendario arbitro Nick Bavetta, durante l’All Star-Game del 2007.

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