Il 5 luglio 2012 Phoenix aveva appena completato una sign-and-trade con i LA Lakers per spedire Steve Nash a Hollywood. La mossa significò un grande cambiamento per la franchigia, lasciata orfana del suo leader. Non più una contender per il titolo, ma un team che doveva passare attraverso la faticosa fase di ricostruzione. 

Nell’ambito di questa nuova direzione e filosofia, Phoenix diede una possibilità ad un ragazzo che aveva mostrato lampi di potenziale assoluto, ma che durante la sua carriera non era riuscito a tirarlo fuori costantemente. Quel ragazzo era Michael Beasley. Ma le cose non funzionarono. Tuttavia lo stesso giorno in cui Beasley firmò un triennale, un altro giocatore fu portato a Phoenix, o per essere più precisi riportato.

Eh già perchè dopo aver trascorso i primi tre anni con la franchigia, il cestista sloveno Goran Dragic venne ceduto agli Houston Rockets in cambio di una futura prima scelta ed Aaron Brooks. Dragic non aveva mai superato una media di 7 punti a partita e giocava nell’ombra di Steve Nash. Nella sua unica stagione a Houston, Dragic mise a referto medie di 11.7 punti e 5.3 assist.

steve nash goran dragic

In una storia ben nota in città, il proprietario Robert Sarver si assicurò nuovamente Goran Dragic tramite una telefonata effettuata in un garage. Il contratto di 4 anni a 34 milioni di dollari venne ufficialmente firmato l’11 luglio del 2012. Un ritorno quello dello sloveno di grande successo: 14 punti e 7.4 assist nel 2013; 20.3 punti, 5.9 assist e playoffs sfiorati nel 2014. Il tutto nel suo ruolo naturale di guardia. Ed è qui che sta il nodo della questione.

Phoenix con l’acquisizione nella scorsa stagione di Isaiah Thomas ed il rinnovo milionario di Bledsoe, ha creato un mostro a tre teste: Dragic, Thomas e Bledsoe. Il primo ha dovuto giocare senza palla più che mai e fuori dalla sua posizione abituale, mentre gli altri due si sono dovuti condividere i compiti di point guard, dimostrando una notevole passività difensiva. Morale della favola Goran Dragic tira di meno a canestro (13.1 a partita rispetto ai 14.4 dello scorso anno) con medie di 16.2 punti e 4.1 assist ed è meno partecipe alla manovra del gioco. Lui, che doveva essere il volto di questa franchigia.

goran dragic

Dopo aver guidato i Suns ad una sola partita dai playoffs la scorsa stagione, il ruolo ed i compiti di Dragic sono stati altamente limitati. Da qui la sua riflessione di rinunciare alla player option di questa estate e diventare free agent, nonostante il team si sia “sforzato” di portare il fratello Zoran a Phoenix.

L’incontro di martedì tra l’agente di Goran Dragic, Bill Duffy e la dirigenza dei Suns per prolungare la permanenza dello sloveno in Arizona, come previsto, non è andato a buon fine, anzi. Dall’incontro è emerso che Dragic, dopo essere stato fedele a Phoenix nel 2012 rifiutando le altre offerte per tornare alla stessa franchigia che lo aveva scambiato nel 2011, ha indicato i New York Knicks, i Los Angeles Lakers ed i Miami Heat come le squadre a cui preferirebbe essere ceduto prima della trade deadline di domani e dalle notizie che continuano ad arrivare da oltreoceano sembra che i Suns siano disposti ad accontentare il 28enne, anche se non è semplice.

La giornata di domani ci darà senza dubbio molte risposte alle numerose domande. Se Dragic dovesse restare il team concentrerà tutte le sue forze per renderlo il più felice possibile e fargli cambiare idea con un bel contrattone in estate, facendolo diventare il vero volto della franchigia. E’ chiaro però che il rischio che si corre è di perderlo a zero in estate.

Non ci resta che fare come Goran Dragic: mettersi comodi ed attendere…